Raffaello Sernesi e il paesaggio ritratto dai Macchiaioli

Il primo "paesaggista" macchiaiolo

La pittura paesaggista del '700, in particolare quella Italiana e spagnola, fu un grosso fattore influenzante per i Macchiaioli; talvolta osservando alcuni lavori (Michele Cammarano "Piazza San Marco") sono evidenti i riferimenti alla pittura settecentesca.
Il primo periodo in cui i Macchiaioli iniziarono a sperimentare la tecnica pittorica con studio all'aperto risale agli anni '60 dell'800, quando gli artisti operanti in Toscana e, più in particolare, nella zona di Firenze, iniziarono a intraprendere studi all'aperto senza però abbandonare la caratteristica pittura a "macchia".
Il primo artista che sperimentò questo tipo di tecnica fu il napoletano Giuseppe Abbati (1838-1866) che, una volta trasferitosi a Firenze ed essere entrato in contatto con l'ambiente pittorico fiorentino, decise di intraprendere il primo studio sulla luce applicato alla "macchia", dando così inizio ad una nuova stagione macchiaiola. Diversamente dai suoi predecessori, Abbati studiò la luce del paesaggio fiorentino direttamente all'aperto con l'intento di rappresentarla sulla tela attraverso il colore (analogamente Claude Monet "Déjeuner sur l'herbe (studio)" e "Impression soleil levant").

Giuseppe Abbati "Strada sotto il sole", olio su tavola 26x23, 1863, Collezione Giacomo e Ida Jucker

Il paesaggismo secondo i Macchiaioli

Dopo i primi studi di Abbati sulla luce, una nuova variante cromatica dello studio all'aperto venne introdotta da un giovane artista fiorentino: Raffaello Sernesi (1838-1866). Sernesi, per i primi anni della sua carriera da artista, fu allievo di maestri accademici fiorentini che fecero eseguire all'allora apprendista pittore copie e studi di opere risalenti all'400 che comprendevano dipinti di artisti del "calibro" di Masaccio e Botticelli. A partire dal 1860 però, frequentando attivamente il "Caffè Michelangelo", entrò in contatto con la pittura denominata "macchia", che proprio attorno a quell'anno iniziava ad avvicinarsi agli studi pittorici all'aperto, attratto dai diversi motivi e tonalità di luce che potesse dare il colore sulla tela. Un esempio caratteristico è l'opera "Tetti al sole" che ritrae una veduta dei tetti della capitale della Toscana eseguita in tipico stile macchiaiolo e con estrema maestria. L'opera, di dimensioni tipicamente riconducibili agli studi del tempo, è caratterizzata dalla sapiente stesura del colore tramite ampie campiture che, assieme alle proporzioni monumentali, rendono la scena ritratta molto più imponente delle reali dimensioni della tela.

Raffaello Sernesi "Tetti al sole", olio su cartone 12.5x19, GAM Roma

L'impatto della pittura di Fattori sulla "macchia"

La "neonata" tecnica di dipingere all'aperto venne subito scelta da Giovanni Fattori (1825-1908) non appena decise di trasferirsi da Livorno, sua città natale, a Firenze. La nuova esperienza del lavoro all'aperto significò per il pittore e per il movimento macchiaiolo uno schiarimento ed un'estensione cromatica maggiore dei colori utilizzati, in quanto Fattori necessitava di una maggiore gamma cromatica per rappresentare sul dipinto i limpidi ed intensi colori dell paesaggio Toscano. Uno dei suoi primi studi all'aperto, che evidenzia chiaramente le caratteristiche sopra citate, è: "Soldati francesi del '59", un piccolo pannello realizzato con tratti decisamente più vividi e accesi rispetto alle opere precedentemente appartenenti alla "macchia".

Giovanni Fattori "Soldati francesi del '59", olio su tavola 15.5x32, Collezione Privata

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